Nell’ottobre 2023, il vescovo Mons. Ciro Fanelli ha aperto, nella cattedrale di Melfi, la sua prima Visita Pastorale alla diocesi di Melfi- Rapolla- Venosa.
In sei anni di episcopato, il vescovo ha già avuto modo di conoscere la comunità diocesana, ma, nella visita pastorale, l’incontro tra il vescovo e il popolo rappresenta una ricchezza importante, umanamente coinvolgente ed ecclesialmente significativa.
Al vescovo diocesano è chiesto di visitare il popolo, affidato alle sue cure pastorali: un’esigenza del cuore, che gli ha consentito- e gli consente- di vivere nella ferialità e in modo prolungato la carità pastorale, incrociando i suoi passi con la vita delle comunità parrocchiali, e con i ritmi di moltissime realtà presenti nella compagine ecclesiale. Il tutto ha preso il via con una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Melfi, inserendosi nel singolare momento del cammino sinodale.
Intenso il programma, che ha previsto la visita presso trentadue parrocchie delle quattro zone pastorali. Si concluderà nell’ottobre 2025.
L’obiettivo prevalente della visita pastorale è quello di esprimere vicinanza a tutti, fedeli e non, varcando i confini- a volte ristretti- delle comunità.
Di recente, il vescovo Mons. Ciro Fanelli è stato ospitato, con immensa gioia, presso la parrocchia “Santa Maria delle Grazie” a Barile. Ha incontrato, in modo particolare, gli ammalati, gli anziani, e i bambini.
“Questo importante momento- ha dichiarato Don Davide Endimione, sacerdote della diocesi di Melfi- Rapolla- Venosa- segna la vita della comunità. Nella nostra diocesi, siamo la sesta parrocchia visitata dal nostro vescovo. I parrocchiani hanno vissuto tutte le fasi di questa visita, sia nella sua apertura, in cattedrale a Melfi, che nella settimana successiva, a Rionero in Vulture, in maniera zonale. L’emozione è stata molto intensa, ed è stata percepibile negli occhi dei bambini, degli adulti, e di tutti coloro che hanno vissuto l’accoglienza e questi giorni di grazia.
Questo momento ha coinvolto tutti, credenti e non credenti. La speranza è che questa visita riesca a toccare i cuori di tantissime persone, trasformandoli: le ‘risposte’ sono più che positive”.

Eccellenza, la sua Visita Pastorale ha espresso grande attenzione, e vicinanza, a moltissimi ambiti culturali, educativi, sociali del territorio, e la volontà di collaborare con le istituzioni, per una società improntata sul rispetto, sul dialogo, alla ricerca del bene comune. Quali sono stati i riscontri che ha tratto dalle varie realtà, e quanto è stato importante il confronto con le comunità?

Il confronto è sempre importantissimo: durante la Visita Pastorale assume una valenza molto significativa, che io definisco quasi sacramentale. Si sono creati molti dialoghi costruttivi, sinergia, rete, soprattutto con le istituzioni. L’ascolto verso le persone singole, mi dà l’opportunità di conoscere varie situazioni, e di riannunciare il Vangelo, incoraggiando a viverlo.

In che modo l’annuncio del Vangelo può raggiungere le realtà locali, ma soprattutto quelle lavorative?

Il Vangelo raggiunge tutti, e tutto: ha una dimensione ‘pervasiva’ perché non è una teoria, una ideologia, un libro, ma è la persona di Gesù, la sua parola, forte, viva, che crea, rigenera, rinnova ogni cosa. Soprattutto le realtà segnate maggiormente da difficoltà di qualsiasi genere, devono entrare in contatto con il Vangelo, per sperimentare la potenza trasformatrice della grazia di Dio.

Quali sono i più importanti interventi della chiesa, relativamente all’attuale disagio psicologico dei giovani, sempre più tendenti a intraprendere strade malsane, tra cui l’abuso di droga e alcol?

Gli interventi della chiesa passano attraverso le attività e le iniziative della parrocchia, che è il presidio principale dove l’incontro con i giovani è teso a motivarli al bene, aiutandoli a rafforzarsi interiormente, per non cadere nelle trappole di situazioni molto complesse, che li inducono a scelte dolorose e drammatiche, divenendo vittime sotto molti aspetti. Non è affatto semplice, ma è una problematica che la chiesa può risolvere, nel miglior modo possibile, creando una sinergia con il mondo della scuola, delle istituzioni, e delle famiglie.

Relativamente alla questione Stellantis, diventata complessa per le lavoratrici e i lavoratori del territorio del Vulture, lei ha fatto vari appelli alle istituzioni regionali. In che modo andrebbe affrontata nei tavoli governativi, a livello internazionale?

Nel passato, non è stata posta molta attenzione al legame internazionale che ha il nostro piccolo territorio, attraverso questa grande fabbrica.
È di notevole importanza trovare la via per riportare sul tavolo, a livello internazionale, la questione Stellantis. La tematica del lavoro deve essere correlata ad altre tematiche: la giustizia, la legalità, la formazione, la sanità. Sono tutti ambiti che esprimono il servizio alla persona: quando scarseggiano, viene ferita la dignità dell’essere umano.

Guerre, violenze, e varie notizie drammatiche inquietano costantemente l’animo umano. Quanto è importante avvicinarsi alla fede, per poter mantenere viva la speranza verso il futuro?

Cristo è la nostra forza, la nostra luce, il suo Vangelo deve diventare ‘bussola’ per ogni discernimento, per ogni cammino. Come esseri umani, credenti o non credenti, con una coscienza, una intelligenza, abbiamo la possibilità di fermare questa ondata di male, che sembra stia avvolgendo l’umanità, per incanalarla nel giusto sentiero, che è quello del rispetto, del dialogo, del confronto, e della costruzione di un mondo più giusto.

Quali sono le sue aspettative legate al territorio lucano?

Relativamente ai decisori attuali e futuri, mi aspetto che siano più attenti alle situazioni locali, attraverso la capacità di metterle in rete con il sistema Italia. Mi aspetto che la Basilicata possa essere vista non più come una terra povera, ma come una realtà sinonimo di risorsa per la nazione. Sono fiducioso: vedo le varie criticità, ma vedo anche i germogli.

di Carmen Piccirillo