La maledizione colpisce ancora, implacabile, non concede al Potenza di saggiare il gusto della vittoria per la terza volta consecutiva; Monterosi, Gelbison e dulcis in fundo Foggia, contro le quali hanno fatto cilecca dal dischetto 3 tiratori diversi: Emmausso, Caturano e Belloni.

Così, la sfida con i satanelli, è finita in parità, con un goal per parte, anche se i leoni, a sei minuti dal termine, hanno sprecato l’opportunità di sigillare il match con il citato puntero argentino, che ha calciato maldestramente un rigore concesso per un fallo di mani in area foggiana. In fondo, risultato equo, dovuto al dominio del gioco da parte delle 2 squadre, nelle 2 frazioni di tempo dell’incontro.

Il primo tempo era dominato dal Potenza, che già al 5° andava in vantaggio con un’azione in verticale condotta da Talia per lo scatto imperioso di Di Grazia, abile nel servire Caturano pronto ad azionare un tocco beffardo che faceva secco il portiere Nobile; la seconda frazione, invece, vedeva i dauni, schierati a differenza del primo game, a trazione anteriore, condurre il gioco a tal punto di schiacciare i lucani nella loro area, giungendo al 15° ad acciuffare il pari, con una rasoiata in diagonale di Schenetti, giunta a seguito d’una eccellente manovra corale al limite dell’area potentina. Le ragioni di tali accadimenti sono collegate agli schieramenti delle 2 formazioni ed anche alla condizione fisica di alcuni elementi. Il Foggia, infatti, pur avendo un notevole potenziale offensivo si presentava al Viviani con un prudente 4-4-2, con Nobile in porta, protetto centralmente da Di Pasquale e Malomo; nella posizione di terzini Leo e Costa, quest’ultimo pericolosissimo nelle sue scorribande sulla fascia sinistra, quindi, davanti alla difesa il metronomo Ojer vero ispiratore delle manovre, fiancheggiato da Chierico e Frigerio, con Nicolao, un terzino, a fare l’esterno di centrocampo. L’attacco, quindi, veniva abbandonato a se stesso con la punta centrale Ogunseye che tentava di raggiungere palloni lunghi e impossibili, e con Schenetti che cercava sugli outs spazi quasi sempre chiusi dalla difesa dei rossoblù.

I leoni, a loro volte scendevano in campo con il solito 4-3-3, schierando Gasparini tra i pali, difeso dai centrali Girasole e Matino, quest’ultimo in evidenza per aver sfiorato il goal su palle inattive; Gyamfi e Rillo a presidiare le fasce a sostegno di un centrocampo nuovo di zecca, con Steffè, medianone centrale, Talia ed il geniale Del Pinto a gestire la manovra, Del Sole, Caturano e l’incontenibile Di Grazia fungevano da punti di riferimento offensivi. Nel 1° game la manovra dei leoni scaturiva armonica, con scambi di prima ed accelerazioni sulle fasce che laceravano la difesa dei satanelli, ma nonostante la brillantezza, le opportunità non venivano colte.

Nel 2° game i rossoblù denunciavano un calo fisico, soprattutto in mezzo al campo, dove non tutti avevano i 90 minuti nelle gambe , ed i rossoneri adottavano un brasileiro 4-2-4 con D’Ursi e Peralta ali, tirando fuori 2 centrocampisti Chierico e Nicolao, Schenetti sulla trequarti e Vuthay centravanti al posto di uno spremuto Ogunseye. Mister Siviglia, nonostante la squalifica, forse avrebbe dovuto dare il cambio a qualche centrocampista eccessivamente affaticato, invece le sostituzioni sono giunte solo al 26°, successivamente al pareggio di Schenetti, con l’ingresso di Laaribi, schimmenti, Belloni e Volpe, con Steffè unico mediano sostituito. Nel computo è da considerare il fatto che Gasparini ha dovuto compiere almeno 3 interventi di rilievo su D’Ursi, Costa e Schenetti, dopo il goal del pareggio pugliese e che Matino per ben 2 volte aveva sfiorato il goal evitato da due ottimi interventi di Nobile. In ultima analisi, un risultato che ha rispecchiato i valori in campo, ma con il Potenza che deve esorcizzare la maledizione dei tiri dal dischetto.