INTERVISTA ALLO SCRITTORE ENRICO FRANDINO

Di origini biellesi, Enrico Frandino è un noto conduttore televisivo, scrittore e poeta, definito il “poeta dell’anima”. Da oltre vent’anni, si è fatto conoscere nel panorama internazionale della poesia, grazie a un successo di vendite: oltre dodicimila copie di libri, presentati in Italia, e all’estero.
Ha ottenuto, nel 2004, la Laurea in Letteratura ad honorem della Commissione Internazionale di Poesia, Traduzione e Ricerca Cinese, diretta dal docente Zhang Zhi. Di recente, ha pubblicato la silloge poetica “L’Uomo di Cenere”, edita da Ikonos Editore, presentata, attraverso oculati eventi culturali, in luoghi suggestivi, come Capri, Taormina, Biella, Novara, Rionero in Vulture (…)
Frandino collabora, inoltre, con varie accademie, e istituzioni culturali, che lo ospitano in vari convegni. Tiene corsi di scrittura creativa ed espressione in scuole di vario livello, oltre a collaborare con musicisti di calibro per la scrittura di testi.

La tua ultima silloge poetica, “L’Uomo di Cenere”, ha ricevuto ottimi riscontri: quali sono le tematiche che tratta?

“L’Uomo di Cenere” rappresenta la mia rinascita, come uomo, e come artista. Questo libro racchiude la forza, l’adattamento ai cambiamenti.
Ho pubblicato, precedentemente, cinque libri di poesia, e un cd di musica e poesia. Dopo un lungo periodo di pausa, ho deciso di tornare alla divulgazione.
La mia poetica è un ‘messaggio’, un invito all’ascolto interiore, dell’anima. In questo periodo storico così complesso, è importantissimo ricongiungersi alla spiritualità; è un mezzo che, ormai, da vent’anni, accompagna la mia vita, e mi emoziona intensamente.

Oltre ad essere “poeta dell’anima”, sei stato definito anche “pittore dell’anima”: una grande soddisfazione. Cosa rappresentano i tuoi disegni, e in che modo l’arte può diventare catartica, terapeutica?

L’arte, in tutte le sue forme, è per me un veicolo straordinario: è un ottimo input per gli ascolti dell’anima, della spiritualità.
Solo ascoltando sé stessi, nel profondo, e accogliendo le varie sfaccettature emozionali, senza reprimerle, è possibile ‘curarsi’. In vent’anni, ho abbinato la mia poesia a diversi mondi: al teatro, alla musica, e all’arte pittorica. Il segno e la parola sono interconnessi: attraverso il disegno, io sviluppo ulteriormente la mia interiorità, e riesco a far ‘arrivare’ all’esterno, nel miglior modo possibile, l’importante messaggio che conservo nel profondo del mio cuore.

Hai ideato, tra i tanti progetti, uno molto innovativo, che è un corso di poesia che tieni a Milano, denominato Poetry Meditation. Quali sono gli obiettivi prevalenti del corso e chi vi può partecipare?

È un progetto che, da anni, porto avanti con entusiasmo. Lo porto negli istituti scolastici, nelle case di riposo, nelle associazioni, e in altri contesti. L’ obiettivo prevalente è quello di rappresentare la potenza terapeutica della poesia. Varie sono le tematiche che, attraverso il corso, tratto nelle scuole: il colore; la fiaba; il sogno; il disagio giovanile; l’espressione delle emozioni come antidoto alla depressione, al disagio giovanile, alla rabbia, al bullismo. Nelle case di riposo il tema prevalente è il ricordo.

Quali sono i progetti futuri?

Prevedo di divulgare, ad ampio spettro, soprattutto sui social, alcuni miei editoriali, dedicati alla visione, dell’intellettuale e del poeta, sull’attualità. Non una visione ‘distaccata’, ma una prospettiva che arriva dall’ascolto interiore, sui fatti tristi, e meno tristi, che ci circondano. Inoltre, conto di poter mettere in campo nuovi progetti televisivi che si incentrano sulla cultura nella sua totalità.