Tra le scene più comuni di qualsivoglia convivenza, si annovera senza dubbio la ricerca – in alcuni casi quasi spasmodica – di oggetti di immediata reperibilità, quali chiavi, caricabatterie o portafogli.
In nove casi su dieci, sono le donne a rintracciare all’istante ciò che gli uomini cercano e non trovano, pur trattandosi di cose poste dinanzi ai loro occhi. Inutile prendersela con il sesso maschile, in quanto è nettamente da escludere una comune distrazione, bensì la motivazione è prettamente scientifica. Non serve, quindi, spazientirsi o storcere il naso se il vostro compagno, vostro fratello o vostro figlio pronunciano la fatidica frase: “mamma dove sono i miei occhiali da sole?”, oppure “amore hai visto le mie chiavi dell’auto?”.
La risposta a questa anomalia del comportamento maschile sta nel concetto di visione periferica: le donne, cioè, hanno una visione periferica più ampia rispetto agli uomini, per cui vedono più facilmente e prima gli oggetti a distanza ravvicinata.
Ma vediamo, in dettaglio, in che consiste la visione periferica: si tratta della possibilità di individuare gli oggetti all’interno di un campo visivo allargato, senza l’obbligo di girare lo sguardo. Infatti, quando le cose non sono perfettamente a fuoco o in caso di luce scarsa, esse vengono percepite anche se sono posizionate sopra o sotto o di lato. A svelare l’arcano sono degli studi che hanno rivelato la capacità delle donne di vedere distintamente fino a 45 gradi rispetto al centro del proprio sguardo, raggiungendo addirittura 180 gradi se si calcola una messa a fuoco non ottimale, ma pur sempre efficace. Sugli uomini, invece, si è visto che sono più bravi nel mettere a fuoco a distanza. Dopo un tale risultato scientifico, non poteva non esserci l’immancabile spiegazione antropologica, utile a motivare storicamente queste divergenze cromosomiche “di tipo pratico”. Si parla, ricapitolando, di visione “a tunnel” maschile, rispetto alla visione periferica femminile; per quale motivo?
A quanto pare dovremmo fare un attimo un salto nel periodo preistorico, quindi nell’ambito di quella divisione di compiti maschili e femminili: gli uomini dediti alla caccia, rispetto alle donne deputate ad accudire i figli, la casa e impegnate nella coltivazione dei campi. Una tale suddivisione di ruoli e compiti ha portato entrambi i sessi ad affinare attitudini diverse, per esercitare al meglio le proprie mansioni. In tal senso, affinché l’uomo vedesse a distanza le prede, così da prendere la mira e catturarle, sarebbe stata risolutiva per lui la possibilità di vedere da lontano, per poi concentrarsi principalmente su un unico punto. Al contrario, le donne avrebbero avuto bisogno di sorvegliare i loro figli, la casa e i campi da attacchi di animali feroci o da ogni altro eventuale pericolo esterno.

di Michela Castelluccio