di Carmen Piccirillo

“I Genii del Vulture” è un progetto innovativo, in continuo crescendo, nato a Rionero in Vulture- con il patrocinio del comune- che ha come obiettivo quello di porre l’accento sui temi ambientali, attraverso una forma di comunicazione: l’arte. Dopo la realizzazione del murales “Il Genio dell’Acqua”, dell’artista “Yest”, in via Nazario Sauro, che è stato presentato ufficialmente al pubblico lo scorso 7 luglio, con un talk dedicato all’importante tematica dell’acqua, è stato ultimato, recentemente, “Il Genio del Fuoco”, degli artisti “Solo” e “Diamond”, nei pressi di Contrada Gaudo. Un input per ammirare l’opera d’arte in tutta la sua bellezza, è stato quello di organizzare, lo scorso 8 agosto- con la fattiva collaborazione dell’amministrazione comunale- nella zona Contrada Gaudo, l’evento di presentazione dell’ultimo libro, di genere storico, di Antonio Cecere e Antonio D’Andria, intitolato “Quelli che credettero- Memoria e Mito del 1860 lucano tra Ottocento e Novecento”, edito da Porfido Editore.
Antonio D’Andria insegna materie letterarie e storia al liceo delle Scienze Umane “Rosa Gianturco”, a Potenza; si è occupato, per anni, di storia della comunicazione politica, partecipando a svariati progetti internazionali, in collaborazione con gli atenei di Teramo, Napoli, e Milano.
Antonio Cecere, giornalista, laureato in Storia e Filosofia, Scienze Storiche e Filologia Moderna, ha collaborato a numerosi progetti nazionali e internazionali (Rai, France 3), tra cui quelli con l’Università di Caserta e Napoli, incentrati sulla storia militare e locale; attualmente si occupa di Storia Culturale.

Come nasce la proficua collaborazione tra lei e Antonio D’Andria?

La collaborazione tra me e Antonio D’Andria nasce negli anni dell’Università: lui insegnava Storia Moderna, tra Potenza e Matera, io non ero un suo studente, quindi sin dal principio l’ho percepito come un amico. Il nostro è sempre stato un confronto davvero interessante, abbiamo condiviso con gioia molte passioni in comune, ci siamo concentrati su tantissimi progetti. Il libro “Quelli che credettero-Memoria e mito del 1860 lucano tra Ottocento e Novecento” è il nostro primo lavoro ufficiale. Voglio evidenziare che, da sempre, gestiamo un blog, denominato “Di storia, di storie”; abbiamo scritto vari articoli sulla pagina storica- da me curata- della testata giornalistica La Nuova del Sud, e tant’altro.

Copertina del libro

Copertina del libro

Il libro rievoca tutte le fasi storiche che portarono alla caratterizzazione politica della classe dirigente in Basilicata, tra l’Ottocento e il Novecento. Quanto è stato importante trattare questa tematica
e in che modo è possibile creare nuove occasioni di confronto e divulgazione storica?

Per noi è stato motivo di grande orgoglio pubblicare questo libro: la storia liberale è sempre stata poco trattata, soprattutto la storia prima dell’Unità d’Italia. Il libro affonda le proprie origini nel 1799, nel 1820/21, e analizza anche gli anni trenta e gli anni cinquanta, in maniera divulgativa e sintetica. Tutto questo apre un varco su una tematica su cui non ci si è mai focalizzati con attenzione. I temi della memoria e dell’identità lucana sono sempre più attuali, e pochissimi sono stati i contributi di rilievo, dedicati al modo in cui questa coscienza si costruì nelle piccole patrie locali. Il nostro libro si è focalizzato, in base ai fruttuosi risultati della più recente storiografia sull’argomento, sull’analisi e sulla rilettura della memorialistica riguardante la rivoluzione del Sessanta, con un’attenta narrazione dei contemporanei e di coloro che direttamente, da protagonisti o da esponenti delle seconde file, ne resero possibile l’attuazione. Io e Antonio D’Andria siamo, da sempre, cultori della Public History, portiamo con grande passione la storia tra il popolo. Tra i tanti progetti, abbiamo deciso di farlo soprattutto tramite il già citato blog “Di storia, di storie”, che celebra ormai il decennale, con duecentomila visite circa: è un progetto di storia incentrato sulle microstorie, ed è il più grande in Basilicata, conosciuto in tutta Italia.

L’attenzione ai dettagli che la caratterizza, provoca in lei, da sempre, la necessità di dedicare molto spazio e tempo alla documentazione, al racconto, alla divulgazione: vi è un’urgenza di coinvolgere i giovani all’ascolto, all’apprendimento, allo studio. Quali sono i suoi progetti per il futuro, mirati a questa consapevolezza?

È importantissimo divulgare la storia, ad ampio spettro, e, posso affermare con forza, avendo insegnato nelle scuole superiori, ed essendomi interfacciato oculatamente con gli studenti, che i ragazzi hanno bisogno di conoscere le proprie origini, di provare curiosità verso i fenomeni. La storia è bella quando la sappiamo raccontare. Io ho provato un forte coinvolgimento verso la storia, sin da bambino. Oggi, grazie ai miei anni di studio, voglio dare ai giovani, attraverso le mie lezioni immersive, quello che io non ho ricevuto, nei momenti in cui avrei voluto approfondire in maniera più ampia alcuni argomenti.
Come tutti sanno, l’associazione Archeoclub del Vulture “Giuseppe Catenacci”, da me presieduta, anima da anni la Basilicata, e anch’essa è motivo di grande approfondimento per i giovani nei riguardi della storia, con i laboratori didattici, gli scavi archeologici, e tantissimi altri progetti.
Il successo è sotto gli occhi di tutti: l’ultimo evento promosso dalla nostra associazione, denominato “Sud Experience”, all’interno del quale abbiamo ospitato il grande Luciano Canfora, ne è stato una prova, così come “Dimenticare Manzoni” con Trifone Gargano, ma faremo ancora tanto per crescere ulteriormente. Un progetto futuro è un importante libro a cui sto lavorando, incentrato sulla geostoria, che indurrà a riscoprire, in maniera singolare, la Basilicata.

La presentazione del volume è stata fortemente caldeggiata dai coordinatori del progetto “I Genii del Vulture” perché ha creato un connubio perfetto con il murales “Il Genio del Fuoco”. Il vostro è stato definito un evento “tra fuoco e fiamme”.

Il nostro libro rievoca il “fuoco” dell’insurrezione e le “fiamme” della passione politica. Abbiamo accolto con grande piacere l’invito de “I Genii del Vulture”: amiamo fortemente stare tra la gente, creare confronti, e rendere semplice ciò che appare complesso. Questo è il segreto alla base della divulgazione. Sono felicissimo di aver collaborato con il docente Antonio D’Andria, che è una garanzia, è sempre stato il mio maestro in alcune altre ricerche importanti, e sono certo che continueremo a mettere in campo iniziative entusiasmanti: siamo sulla buona strada.