Sono giorni che sui giornali infervora la polemica sull’art 14 del DL del 22 Aprile 2023 n.44 convertito nella legge n74 come scriverebbe qualche giornalista bravo e attento. In buona sostanza la norma prevede la messa in liquidazione dell’EIPLI e la costituzione di Acque del Sud S.p.A.
Ma siamo sicuri che i cittadini lucani abbiano compreso realmente quali saranno le ripercussioni oggettive?
O è solo una questione di governance come fanno notare da più parti i sostenitori del centro-destra lucano?
Certo qualche editorialista va giù duro richiamando addirittura il fascismo e paragonando i rappresentati politici lucani agli “Ascari” di mussoliniana memoria: traditori del proprio popolo a servizio delle forze coloniali italiane.
Ma nel trambusto generale, coronato da un “bell bell” di Gianni Rosa su facebook, non si è compreso granché. E allora proviamo a capirci qualche cosa ponendo delle domande e offrendo delle risposte.
Che cos’è il DL 44 del 22 aprile 2023?
Il DL 44 del 22 aprile 2023 convertito nella legge 74 pubblicata in gazzetta ufficiale è un provvedimento che contiene disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche.
Cosa prevede?
Alcune delle principali novità previste dal decreto sono:
- L’aumento delle quote di incarichi dirigenziali generali e non generali per le amministrazioni che rivestono la qualifica di soggetti attuatori del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nella misura del 12% fino al 31 dicembre 2026.
- L’autorizzazione degli incrementi delle dotazioni organiche di alcune amministrazioni centrali, con l’obbligo di provvedere alla conseguente riorganizzazione entro il 30 ottobre 2023.
- La possibilità di assumere personale a tempo determinato, anche con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per le esigenze connesse all’attuazione del PNRR, nei limiti delle risorse disponibili.
- La semplificazione delle procedure concorsuali e selettive per il reclutamento del personale pubblico, con l’introduzione di prove preselettive informatizzate e la riduzione dei tempi di svolgimento dei concorsi.
- La valorizzazione delle competenze digitali e linguistiche dei dipendenti pubblici, con l’istituzione di un sistema di certificazione e la previsione di incentivi economici per il conseguimento dei livelli richiesti.
- La revisione delle norme in materia di associazioni e società a partecipazione pubblica, con l’obiettivo di razionalizzare il numero e le funzioni di tali entità, nonché di garantire la trasparenza e il controllo della loro gestione.
Qual è la norma che interessa la nostra Regione?
La norma in questione è l’articolo 14 del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, convertito nella legge 21 giugno 2023, n. 74, pubblicata nella gazzetta ufficiale. Questo articolo prevede la costituzione della società Acque del Sud S.p.A., che ha per oggetto la gestione dei servizi idrici integrati e delle opere di irrigazione e di trasformazione fondiaria nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata e nelle province di Avellino e Benevento. La società è partecipata al 100% dal Ministero dell’economia e delle finanze, tramite il Dipartimento del Tesoro. La società subentra nei rapporti giuridici attivi e passivi dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia (EIPLI), che è soppresso e posto in liquidazione.
Quali erano del funzioni dell’EIPLI?
Le funzioni dell’EIPLI erano quelle di elaborare e realizzare interventi per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria nelle regioni Puglia, Basilicata e nella provincia di Avellino, nonché di gestire, esercire e mantenere le opere idrauliche ed irrigue a carattere interregionale, compresi i serbatoi e i laghi artificiali. L’EIPLI forniva anche acqua non trattata per usi potabili, irrigui e industriali a diversi utenti nelle regioni interessate.
Qual era la composizione societaria dell’EIPLI?
La composizione societaria dell’EIPLI era la seguente:
- Il capitale sociale dell’EIPLI era di 1.000.000 di euro, suddiviso in 10.000 azioni del valore nominale di 100 euro ciascuna.
- Le azioni dell’EIPLI erano possedute dallo Stato italiano per il 51%, dalle regioni Puglia, Basilicata e Campania per il 39%, dalle province di Avellino e Benevento per il 5% e dalle camere di commercio delle province interessate per il 5%.
- L’assemblea degli azionisti dell’EIPLI era composta dai rappresentanti delle amministrazioni pubbliche partecipanti al capitale sociale, con diritto di voto proporzionale alla quota posseduta.
- L’assemblea degli azionisti aveva il compito di approvare il bilancio, il piano operativo, le modifiche statutarie e le eventuali operazioni straordinarie.
Com’era composta la governace dell’EIPLI?
L’EIPLI era composta da un consiglio di amministrazione, un presidente, un direttore generale e un collegio dei revisori dei conti.
Il consiglio di amministrazione era formato da nove membri, di cui tre nominati dal Ministero dell’agricoltura e delle foreste, tre dalle regioni interessate (Puglia, Basilicata e Campania) e tre dalle organizzazioni agricole maggiormente rappresentative.
Il presidente era nominato dal Ministro dell’agricoltura e delle foreste tra i membri del consiglio di amministrazione.
Il direttore generale era nominato dal consiglio di amministrazione su proposta del presidente, previa approvazione del Ministro dell’agricoltura e delle foreste.
Il collegio dei revisori dei conti era composto da tre membri effettivi e due supplenti, nominati dal Ministro dell’agricoltura e delle foreste.
Quali erano gli organi che controllavano l’EIPLI?
L’attività dell’EIPLI era controllata da diversi organismi e autorità, tra cui:
- Il Ministero dell’agricoltura e delle foreste, che esercitava la vigilanza sull’ente e nominava alcuni membri del consiglio di amministrazione, del collegio dei revisori dei conti e del presidente.
- Le regioni Puglia, Basilicata e Campania, che partecipavano al capitale sociale dell’ente e nominavano alcuni membri del consiglio di amministrazione.
- Le province di Avellino e Benevento, che partecipavano al capitale sociale dell’ente.
- Le camere di commercio delle province interessate, che partecipavano al capitale sociale dell’ente.
- L’Autorità interregionale di bacino della Basilicata e l’Autorità di bacino della Puglia, che coordinavano e indirizzavano le attività dell’ente in materia di gestione delle risorse idriche.
- L’organismo indipendente di valutazione, che valutava la performance dell’ente e dei suoi dirigenti.
- Il nucleo di valutazione, che supportava il consiglio di amministrazione nell’elaborazione del piano operativo e del sistema di misurazione e valutazione dei risultati.
- Il collegio dei revisori dei conti, che controllava la regolarità contabile e finanziaria dell’ente.
Adesso le attività di Acque del Sud S.p.A da chi sono controllate?
Le attività di Acque del Sud S.p.A. sono controllate da diversi soggetti, tra cui:
- Il Ministero dell’economia e delle finanze, che detiene il 100% delle azioni della società e nomina il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale.
- L’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che esercita la vigilanza sulla società in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza.
- L’Autorità per la regolazione dei servizi idrici (ARSI), che regola e controlla i servizi idrici integrati e le opere di irrigazione e di trasformazione fondiaria erogati dalla società.
- L’organismo indipendente di valutazione della performance (OIV), che valuta la performance della società e dei suoi dirigenti.
- Il nucleo di valutazione, che supporta il consiglio di amministrazione nell’elaborazione del piano operativo e del sistema di misurazione e valutazione dei risultati.
- La società di revisione legale, che verifica la regolarità contabile e finanziaria della società.
Quali sono le principali attività di Acque del Sud S.p.A.?
Le principali attività di Acque del Sud S.p.A. sono le seguenti:
- La gestione dei servizi idrici integrati e delle opere di irrigazione e di trasformazione fondiaria nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata e nelle province di Avellino e Benevento.
- La fornitura di acqua non trattata per usi potabili, irrigui e industriali a diversi utenti nelle regioni interessate.
- La manutenzione, l’esercizio e il monitoraggio delle opere idrauliche ed irrigue a carattere interregionale, compresi i serbatoi e i laghi artificiali.
- La realizzazione di nuovi interventi per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria, in linea con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Come sarà composto il CDA di Acque del SUD S.p.A?
Il cda di Acque del Sud S.p.A. sarà composto da sette membri, di cui quattro nominati dal Ministero dell’economia e delle finanze e tre nominati da altri ministeri.
Il presidente sarà nominato dal Ministro dell’agricoltura, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, tra i membri del consiglio di amministrazione.
Il consiglio di amministrazione avrà la durata di cinque anni e potrà essere rinnovato una sola volta.
Il consiglio di amministrazione avrà il compito di determinare le linee strategiche e operative della società, approvare il bilancio e il piano operativo, nominare il direttore generale e gli altri dirigenti, deliberare sulle operazioni straordinarie e svolgere ogni altra funzione prevista dallo statuto.
I privati potranno acquisire delle quote societarie?
La società Acque del Sud S.p.A. potrà trasferire fino al 30 per cento delle sue quote sociali a soggetti privati, previa autorizzazione del Ministero dell’economia e delle finanze.
Il governo ha motivato questa scelta come un modo per attrarre investimenti e competenze per migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi idrici integrati e delle opere di irrigazione e di trasformazione fondiaria nelle regioni interessate.
E le Regioni che percentuali di quote potranno ottenere?
Alle Regioni sarà trasferito il 5% delle quote.
E infine, cosa prevede la legge sulla gestione dei servizi idrici integrati in Italia?
La legge sulla gestione dei servizi idrici integrati in Italia è il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, che ha abrogato la precedente legge Galli (l. n. 36 del 5 gennaio 1994).
Questa legge prevede che il servizio idrico integrato (S.I.I.) sia costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, e debba essere gestito secondo principi di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie.
Alcune delle principali disposizioni previste dalla legge sono:
- L’organizzazione territoriale del S.I.I. in ambiti territoriali ottimali (ATO), definiti dalle regioni in base a criteri di omogeneità idrografica, socio-economica e amministrativa.
- L’istituzione delle autorità d’ambito, enti pubblici dotati di personalità giuridica e autonomia finanziaria, che hanno il compito di pianificare, regolare e controllare il S.I.I. nei rispettivi ATO.
- L’affidamento del S.I.I. a soggetti gestori selezionati mediante gara pubblica o mediante procedure ad evidenza pubblica per le società miste con partecipazione pubblica maggioritaria e privata operativa.
- La determinazione della tariffa del S.I.I. secondo il metodo normalizzato definito dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico (ARERA), che prevede il recupero dei costi sostenuti dal gestore e un adeguato rendimento del capitale investito.
- La definizione dei rapporti tra autorità d’ambito e soggetti gestori mediante una convenzione che disciplina i diritti e gli obblighi delle parti, le modalità di erogazione del servizio, gli standard qualitativi e quantitativi da rispettare, le sanzioni per l’inadempimento e le cause di risoluzione.
Le conclusioni
Certo, la Basilicata ne esce ridimensionata, se non del tutto esautorata, rispetto alla ormai tramontata gestione dell’EIPLI che, tuttavia, aveva diversi problemi di bilancio.
Spero che le risposte siano esaustive e servano soprattutto a diradare la nebbia che ha avvolto la Basilicata: una nebbia che spesso conduce le controparti politiche a ragionare con schemi ideologici tralasciando i contenuti della questione. E questo atteggiamento certamente non rasserena la discussione, ma esacerba solo gli animi rispetto ad una delle risorse fondamentali per l’economia della regione.