di Carmen Piccirillo
Anche quest’anno, sono stati ottimi i riscontri per il Festival del Cinema Italiano, manifestazione di altissimo livello, patrocinata dalla Regione e dal Comune di Milazzo. Diretto da Franco Arcoraci, nel Teatro Trifiletti, il Festival è stato condotto da Paky Arcella e Noemi Gherrero, e ha visto ospiti e premiati di livello internazionale.
Lungo le vie di Milazzo, si è respirata aria di Hollywood. Hanno calcato il palco Matt Dillon; Vittorio Storaro; Alfre Woodard; Lawrence Bender; Rocco Papaleo; Giorgio Pasotti; Ivano De Matteo; Paola Lavini; Giulia Andò (…) Si è trattato di quattro bellissimi giorni di festa, in cui sono stati valorizzati gli attori, i registi, i produttori, le case cinematografiche, nonché l’intero comparto afferente al cinema.
Non poteva mancare la musica. Era presente un grande artista: Gino Accardo, autentico interprete della musica partenopea nel mondo, accostato a Roberto Murolo per le spiccate doti interpretative della canzone classica napoletana.
Molto stimato dalla critica, e considerato un talento del bel canto, l’artista riesce, con la sua calda voce, a trasmettere intense emozioni, e, grazie alla sua formazione poliedrica, “colora” le sue esibizioni, affascinando il pubblico con le sue coinvolgenti interpretazioni.
Quali sono state le sue emozioni prevalenti durante il Festival?
Ho avvertito tante emozioni intense dentro di me, posso affermare, con forza, di essere stato molto felice di aver vissuto momenti coinvolgenti, indimenticabili, carichi di adrenalina positiva.
Nelle sue esibizioni, quali brani ha ripercorso?
In passato, nei film si cantava la canzone napoletana, che ha molta attinenza con questo affascinante ambito che è il cinema. Mi piace spesso ricordare che, nel film “Totò, Peppino e la malafemmina”, vi erano due importanti canzoni: “Malafemmena” e “Chella llà”. Ho voluto cantare, quindi, con grande gioia, tutto ciò che potesse avere un profondo collegamento con il cinema, ricordando questo gemellaggio, che vi era con il cinema italiano e la canzone napoletana.

Gino Accardo
Al centro di questo Festival è stato posto il tema della bellezza, intesa come espressione profonda della cultura propria del cinema, il cui fine primario è trasmettere messaggi di elevato spessore culturale, che incidano nel reale. Qual è il suo pensiero a riguardo?
Questo Festival ha centrato, in maniera ottimale, vari aspetti sociali: la bellezza di riscoprire il cinema, di recarsi nelle sale proprio come un tempo, ma soprattutto è stato mandato un importante messaggio; nell’ultimo periodo, sembra che il cinema italiano non funzioni, la produzione cinematografica è poca, proprio per questo, ci si è focalizzati ad ampio spettro sui vari aspetti della cultura, ritengo che essa sia prioritaria, in tutte le manifestazioni: cinema, teatro, canzone, ballo (…) Accrescerla, far comprendere il suo valore, provoca un inevitabile e grandissimo cambiamento.
Tra i tanti attori presenti all’interno del Festival, quale l’ha colpita maggiormente?
Mi hanno colpito molti attori internazionali, molti grandi registi, come Mario Falcone.
Come attore principale di Padre Pio, vi era Sergio Castellitto, che apprezzo davvero tanto.
Progetti attuali e futuri?
Attualmente sono in tour un po’ ovunque. Per quanto riguarda il futuro, mi piacerebbe mettere in campo uno spettacolo teatrale di narrazione, e portarlo nelle piazze, associandomi a un grande attore, ma non voglio “spoilerare” nulla.