Le ombre del passato riemergono come un infausto presagio

La Russia è nel caos e la Wagner sta marciando verso Mosca. L’esercito pare non abbia alcuna intenzione di contrastare l’avanzata degli uomini di Prigozhin, il famoso cuoco di Putin, il comandante della brigata di mercenari più temuta al mondo. La situazione è ancora difficile da decifrare, le notizie si inseguono all’impazzata, unico fatto certo è la caduta di Rostov. La città al confine della Federazione è il centro di comando delle operazioni in Ucraina ed è la testa di ponte per i rifornimenti al fronte.

Lo Zar vuole la testa del Cuoco

Già nei giorni scorsi il capo delle milizie private aveva dato segni sempre più evidenti di irritazione nei confronti del Ministro della Difesa Shoigu, accusato di essere il principale colpevole della pessima gestione della guerra in Ucraina. Ma nelle scorse ore il suo intervento ha sciolto qualsiasi riserva: l’Ucraina non avrebbe mai tentato di mettere in crisi la sovranità russa e la propaganda degli uomini vicini allo Zar ha riempito di bugie i media. Putin ha lanciato il suo anatema e di conseguenza ha richiesto l’arresto del suo ex sodale.

La marcia su Mosca

“Siamo alle botte” avrebbe commentato Galeazzo Ciano e la prima vera linea di difesa putiniana si starebbe allestendo in queste ore a Mosca. La Capitale si prepara all’assedio e l’allerta è massima per contrastare l’invasione con ogni mezzo. Putin, stando alle fonti a lui vicine, è al Cremlino, al suo posto di comando, impegnato a vincere la battaglia della vita. Intanto le forze speciali dei servizi segreti sono state sguinzagliate ed è cominciata la caccia al traditore.

La Wagner e l’impero di Putin

Ma Wagner non vuol dire solo Ucraina e Russia. Le milizie sono presenti in Siria, nel Sudan, nel Mali, in Libia e in diversi Paesi nei quali gli interessi dell’impero putiniano si sono consolidati. Alcuni commentatori si sbilanciano nel definire il tentativo di golpe – che si potrebbe trasformare in guerra civile senza esclusioni colpi come da tradizione russa – una svolta epocale. L’elemento più preoccupante lo riscontriamo nell’immensa quantità di testate nucleari seminate in tutto il territorio russo, senza contare i sommergibili inabissati nei vari mari e le basi militari in grado di poter reagire in qualsiasi momento.

L’Occidente osserva e tace

Le prossime 24-48 ore saranno cruciali. Intanto l’Occidente tace e osserva con apprensione. A pochi giorni dall’incontro USA-CINA a Pechino, con un Blinken non ottimista ma quantomeno possibilista, siamo di nuovo nel caos.

La vendetta dell’Orso russo

Adesso le congetture si affastellano, gli scenari cambiano di ora in ora e azzardare pronostici è quasi impossibile, ma possiamo almeno inoltrarci in un paio di riflessioni: l’Orso russo è ferito, ma non è morto e chi lo considera morto commette un errore clamoroso; se Putin sventa il tentativo di Colpo di Stato, reprimendolo nel sangue, e conserva il potere vorrà vendicarsi, non contro Prigozhin che dovrebbe essere già morto, ma contro chi l’ha fomentato.

Giovanni Petilli