Il Centro Destra entusiasta e le opposizioni divise: il solito copione di una sinistra senza idee.

Carlo Nordio è la vera nemesi per una sinistra italiana prima orfana di Berlusconi e ora in preda ad una crisi d’identità. Con la scomparsa del Cavaliere si sbriciolano tutte le motivazioni che hanno permesso alla frastagliata galassia delle opposizioni di presentarsi con una parvenza di unità almeno su determinate questioni. E la Riforma della Giustizia, di cui si parla in queste ore su tutte le testate, è una prova evidente. Andiamo con ordine: Renzi e Calenda caldeggiano la proposta del Ministro Nordio, il Movimento 5 Stelle promette battaglie infinite anche nelle piazze, la Schlein è contraria mentre i sindaci PD e anche una buona parte del partito auspicano l’abrogazione del tanto odiato abuso d’ufficio.

Ma la riforma va oltre e intende rivisitare il traffico d’influenze, la divulgazione delle intercettazioni, la custodia cautelare e mira a circoscrivere le fattispecie dei reati per i quali i PM possono ricorrere in appello.

L’abuso d’ufficio, stando a quello che dicono i sindaci, concede troppa discrezionalità a chi dovrebbe formulare l’accusa: i processi arrivati a condanna sono pochi e intanto le vite di dirigenti pubblici e amministratori locali sono state sbattute sui giornali.

Anche il traffico d’influenze non ha dei confini ben delimitati e, nel caso di specie direbbero quelli bravi, sono ben pochi i malandrini beccati con le mani nella marmellata. Questo reato dovrebbe avere delle interpretazioni più stringenti: stabilire quando una procedura sia agevolata da un pubblico ufficiale, che ne avrebbe tratto dei benefici di altra natura, è davvero difficile.

Sulla secretazione delle intercettazioni di persone terze non coinvolte nelle indagini e sul divieto di pubblicare intercettazioni non riferite all’inchiesta si gioca la battaglia di civiltà propugnata dai favorevoli alla norma. Troppa gente ha subito la gogna mediatica.

La custodia cautelare è stata una delle armi più utilizzate dal Pool Mani Pulite nella stagione più giustizialista d’Italia. Della serie, prima ti arrestano e poi ti interrogano. Tranne per i reati più gravi, Nordio stravolge il paradigma: prima l’indagato viene interrogato e successivamente, qualora l’interrogatorio non sia ritenuto esaustivo, scatta l’arresto. Ma questa norma non entrerà in vigore subito dopo la promulgazione della legge perché, in caso di arresto, a decidere sarà un collegio di tre giudici e attualmente la mancanza di organico è ancora uno dei più gravi problemi della nostra macchina giudiziaria.

E per non intasare le Corti d’Appello, per i reati meno gravi il PM non potrà ricorrere in secondo grado una volta che il giudice di primo grado ha formulato una sentenza di assoluzione. Praticamente tanti cittadini non vagheranno più per anni e anni nei tribunali e potranno risparmiarsi anche la tremenda agonia di una giustizia senza fine.

L’iter parlamentare potrebbe riservare delle sorprese, ma non aspettiamoci barricate alla Camera e al Senato: il pericolo delle leggi ad personam, per gli osteggiatori del berlusconismo, se n’è andato con la dipartita del compianto Silvio, o almeno questo si racconta in giro.

Giovanni Petilli