Le tensioni con la Cina, la guerra in Ucraina, l’inflazione: ecco le sfide dell’Occidente

Forse ci siamo sopravvaluti, pensavamo che la globalizzazione portasse equilibrio, stabilità, benessere e invece non è funta da argine rispetto a vecchi appetiti dall’amaro retrogusto novecentesco e non ha indotto alcune grandi potenze, che sul multilateralismo hanno accresciuto il loro PIL, a modificare un assetto istituzionale autoritario e indifferente alla sempre più pressante richiesta di democrazia.

Mario Draghi al MIT di Boston ha analizzato con la sua proverbiale lucidità le criticità che stiamo affrontando, dalle tensioni con la Cina, alla guerra in Ucraina, all’inflazione galoppante. L’ex Presidente del Consiglio, nel riconoscere i limiti delle istituzioni e organizzazioni internazionali che avrebbero dovuto garantire gli equilibri geopolitici, ha riconosciuto anche la necessità di non gettare il bambino con l’acqua sporca, ma di intervenire tempestivamente ed incidere sui punti di debolezza.

La scommessa europea

L’Europa deve dotarsi di un esercito comune e intervenire negli scenari internazionali con una voce unica, forte, autorevole. C’è poco da fare, gli Stati nazionali sono destinati ad essere sempre più indeboliti, e giganti come la Cina annusano le difficoltà del vecchio continente, scommettendo sulle criticità politiche e sugli scompensi sociali che in questi anni hanno portato l’Inghilterra fuori dall’UE e discutibili personaggi politici – dalla spiccata propensione autoritaria come Orban – al governo.

Draghi ammette che l’Occidente, con la continua ricerca di abbassare i prezzi della produzione, ha depauperato la propria economia reale. Con la pandemia e successivamente con le varie crisi internazionali, ci si è trovati a fronteggiare una mancanza di risorse che ha provocato l’aumento dei prezzi, quindi un’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini. La BCE è intervenuta con l’innalzamento dei tassi e, nonostante gli sforzi per non far deragliare la locomotiva, gli effetti collaterali si sono riversati interamente sui cittadini con una contrazione dell’economia e maggiori disuguaglianze sociali.

E anche in questo Draghi ha fornito delle risposte: il “Pubblico” deve intervenire, ma non aumentando la pressione fiscale, bensì incentivando gli investimenti e garantendo ai cittadini quel paracadute sociale che solo un sistema democratico è in grado di fornire.

L’Orso Russo e l’Ucraina nella Nato

Ma prima di ogni altra cosa, dobbiamo essere capaci di arginare l’Orso russo e di renderlo innocuo, perché ormai abbiamo compreso che Vladimir Putin volge lo sguardo al passato, si nutre delle grandi imprese dei suoi predecessori, richiama a sé tutti gli spiriti nazionalistici che nei secoli hanno reso quel fazzoletto di pianeta insanguinato.

“Mentre noi eravamo impegnati a celebrare la fine della storia, la storia stava preparando il suo ritorno” e lo stava preparando proprio con Vladimir Putin, con la sua sete di vendetta, con la sua ostinata volontà di riportare i confini della Russia nell’alveo del Patto di Varsavia.

Draghi auspica l’ingresso nella NATO dell’Ucraina, promuove una contrapposizione su scala globale tra i valori della democrazia e le pretese dell’autocrazia, invita l’Occidente a combattere per la difesa della libertà delle persone e dei mercati. E forse questa è l’unica strada per riemergere da un periodo in cui tutto è relativo, tutto è mutevole, tutto è tremendamente labile.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Giovanni Petilli