Il Sindaco di Vicenza è partito dai territori
Ho letto l’intervista del neosindaco di Vicenza Giacomo Possamai sull’Huffington Post, un militante del PD che ha chiesto alla segretaria Schlein di non andare in città per sostenerlo. Possamai ha scelto di fare a meno dei dirigenti nazionali del partito perché riteneva che il messaggio politico sarebbe stato snaturato. Vicenza è stata una delle poche città a non cadere sotto la scure di un Centro-Destra devastante.
Il ragionamento che porta il Sindaco è chiaro: dobbiamo ricominciare dai territori, entrare nelle case, costruire il partito dalla base. E per fare ciò il PD deve aggredire le correnti che non esprimono idee, ma si sono tramutate ormai in filiere di potere.
Vincere in Veneto non è semplice
Possamai è definito dai giornali e dagli addetti ai lavori un “lettiano”, ma rinchiudere una esperienza politica in un gergo tutto politichese non rende onore alla storia di un ragazzo che si è fatto le ossa negli USA seguendo, come Schlein del resto, la campagna elettorale di Obama.
Dell’esperienza americana Possamai avrà portato nel cuore sicuramente la capacità di parlare alle persone. E parlando con le persone, coinvolgendole, comprendendone le esigenze e proponendo soluzioni è riuscito a convincerle a votare la sua proposta di città.
Non era semplice, come non lo è stato per Dammiano Tommasi a Verona, vincere in un territorio in cui alle elezioni regionali il Centro Destra raggiunge vette del 70% dei consensi.
Non esistono più i professionisti della politica
Ma proprio perché le soluzioni novecentesche e lo scollamento dalla realtà di certa sinistra non consentono più quella selezione della classe dirigente all’interno delle sezioni, la ventata di aria fresca arriva dalla società civile. Mentre negli anni della Prima Repubblica il professionismo della politica era auspicabile, anche perché i partiti potevano beneficiare di lauti finanziamenti, oggi la carriera di amministratore, consigliere regionale o parlamentare è a tempo determinato.
Per non rimanere imbrigliati in interessi di altra natura, chi sceglie di dedicare il proprio tempo alla comunità deve essere consapevole che un giorno dovrà tornare al proprio lavoro. Il politico legato all’indennità, all’obolo, al compenso non sarà mai libero di governare. Gli interessi privati, appunto, lo sovrasterebbero, lo renderebbero schiavo di sistemi contorti e spesso pericolosi.
Sempre negli anni della Prima Repubblica si riteneva che l’autonomia della politica fosse direttamente correlata alla capacità dei partiti di autofinanziarsi. Però, purtroppo, questa visione non resse all’avanzare di un modus operandi legato principalmente a grossi flussi di denaro. Gli uomini autorevoli man mano perdevano potere, la morale e l’etica scesero a patti con la famelica voracità di un sistema partitico sempre più ingordo e, dopo la caduta del Muro di Berlino, arrivò il giudizio finale per un’intera classe dirigente, tranne per alcune inspiegabili o spiegabilissime eccezioni. Con Tangentopoli, che ebbe lo stesso impatto di un Savonarola purificatore, si gettò via il bambino con l’acqua sporca.
E oggi si è ben lieti di ascoltare un Sindaco che intelligentemente evidenzia quanto sia importante il concetto di “libertà politica”. Suggerirei agli esponenti del Partito Democratico regionale di invitare in Basilicata Possamai: giusto per ascoltare qualcuno che la destra l’ha battuta!
Giovanni Petilli