Le instabilità politiche, gli eventi bellici, l’aumento ingiustificato dei prezzi hanno generato un senso di insicurezza che si ripercuote inevitabilmente sulla gestione dell’economia familiare quotidiana, tanto da indurre a investimenti azzardati e rischiosi, sull’onda delle promesse di allettanti guadagni. Ma qual è il modo migliore per i profani per approcciarsi al mercato di criptovalute e trading in generale? È un affare per tutti?
“Il trading online – dice il dottor Guido Gennaccari, consulente finanziario autonomo per Private and Consulting Sfc – è una attività ad alto rischio e non adatta a tutti. In primis, è necessario verificare se ci siano i prerequisiti per affrontare un percorso formativo che valuta il grado di emotività, la passione, l’interesse reale, il tempo da dedicare all’attività (che non deve essere necessariamente continuativo, ma regolare), le conoscenze informatiche di base e la consapevolezza che con pochi fondi non si può diventare ricchi. Essendo una attività altamente speculativa, il cui obiettivo è esclusivamente il guadagno, non è possibile impegnare più del cinque o, al massimo, il dieci per cento dei risparmi disponibili. Fino a quando non si hanno risultati in simulazione, non si può essere operativi. L’investimento ha, invece, tempi più lunghi, obiettivi specifici e alimenta l’economia reale. Le criptovalute sono un ecosistema complesso e articolato dove si intrecciano finanza, informatica, sociologia, matematica, statistica, ecologia. Eppure, vengono percepite come “il modo più facile per diventare ricchi con pochi soldi”. Mentalità che porta a bruciare il conto critpo velocemente. A mio parere, le criprovalute che sopravvivranno alla feroce selezione in atto, saranno la base per un futuro (decentralizzato?) in cui con qualche click su cellulare potremo, per esempio, comprare una partecipazione al negozio sotto casa oppure, tramite l’euro digitale, pagare le tasse istantaneamente su un conto presso la Bce. Vedremo.
Quanto è rischioso il fai date sulle piattaforme digitali?
Il punto di partenza è capire quale sia il proprio profilo di rischio. I broker di trading online sono obbligati a dichiarare, sul sito e sui documenti da fornire per l’apertura del conto, quanti sono i clienti che hanno registrato perdite. La percentuale è mediamente alta. Si va dal 75 al 95 per cento circa dei traders. Ovviamente, è diverso operare con una banca, con una sim o un broker estero, perché cambiano i parametri legislativi (garanzie), finanziari (leva e spread), fiscali (dichiarazione dei redditi). L’aspirante trader, dopo la formazione e il periodo di simulazione con il conto demo e il diario di trading, se ottiene risultati costanti nel tempo con rischi contenuti, può passare al conto reale con un investimento minimo. Attenzione ai soggetti che, per via telefonica, si spacciano per broker autorizzati e, poi, o non hanno le licenze europee idonee oppure sono associazioni a delinquere truffaldine con sede all’estero, ossia falsi broker. Il paradosso è che, a volte, il truffato viene contattato da falsi studi di avvocati per recuperare il mal tolto. Dunque, oltre il danno anche la beffa!
Quali possono essere gli effetti sul mercato italiano del terremoto finanziario degli ultimi tempi? Perché gli esperti dicono che l’Italia non rischia?
Le banche europee e quelle italiane, dopo le crisi Lehman-PIIGS-Npl, si sono rafforzate da un punto di vista patrimoniale.. Ovviamente, l’effetto contagio e paura sono deleteri: qualsiasi banca, anche la più solida del mondo, se ci fosse una corsa agli sportelli guidata dal panico, fallirebbe. Gli istituti di credito sono la luce riflessa delle Banche Centrali e, spesso, il destino è legato alle mosse della Fed e della Bce. In un mondo troppo indebitato, il rischio di inflazione e tassi alti permanenti è alto e induce le banche centrali a cercare una recessione per attenuare l’incubo dell’alta inflazione, sapendo che, se l’inflazione stessa dovesse tornare alta e per lungo tempo, collasserebbe tutto il sistema finanziario. Il rischio più grande è quello relativo a un processo di riduzione degli asset delle banche centrali mal gestito, che potrebbe portate caos e disordini sul mercato a causa dell’alto debito pubblico e privato in circolazione.
Quanto l’aumento dei tassi e l’inflazione incidono sull’andamento del mercato di criptovalute e simili?
Il bitcoin, la prima e ancora regina fra le criptovalute, è correlato positivamente con l’oro e il settore tecnologico, inversamente con l’inflazione e i tassi (se uno sale l’altro scende e viceversa). Va detto, però, che le dinamiche di prezzo sono molteplici e diverse (mining, halving, costo dell’energia, calcolo computazionale, utilizzo nelle negoziazioni), quindi non sempre regolari e scontate.
Per i titolari dei mutui, cosa consiglierebbe per evitare il peggio? Si parla di rinegoziazione, ma è così semplice come dicono?
L’approccio deve essere quello del “buon padre di famiglia”. La rata deve essere tale da stare sereni e non creare stress psicologici e finanziari. Attenzione, poi, a valutare bene tutti i costi e le clausole che si firmano. Fino al 2021, con i tassi a zero o anche negativi, era il momento storico migliore per stipulare i mutui a tasso fisso, magari allungando i tempi se la rata era troppo impegnativa. L’Italia è il Paese in cui, da quando sono saliti i tassi, il numero di mutui variabili sul totale è arrivato velocemente a quasi il 55 per cento, mentre gli altri Paesi europei non superano la quota del 15. Molta prudenza, quindi, e attenzione a non fare affidamento a “speriamo che i tassi non salgano”. In finanza nulla è prevedibile, sia nel lungo che nel breve periodo, come abbiamo visto recentemente con il petrolio passato dai valori negativi sulle scadenze dei future (circa 8 dollari spot) durante la pandemia ai 130 dollari con la guerra dopo soli due anni.