Nella serata dello scorso 25 marzo, si è tenuto a Rionero in Vulture, presso l’auditorium del Centro Sociale P. Sacco, un appuntamento ottimamente riuscito, organizzato dalla promoter Antonella Pianoforte e presentato da Antonio Petrino. L’evento, aperto dall’artista pugliese ‘Taranta Fil’, ha riguardato lo spettacolo di Dino Paradiso, con una iniziativa benefica collegata -fortemente voluta dall’organizzatrice Pianoforte- per dare sostegno ai malati lucani di sclerosi laterale amiotrofica. Infatti, una parte del ricavato dello spettacolo sarà devoluta alla ricerca.

L'organizzatrice dell'evento Antonella Pianoforte con il comico Dino Paradiso

L’organizzatrice dell’evento Antonella Pianoforte con il comico Dino Paradiso

Lucano, di Bernalda, Dino Paradiso è un comico e cabarettista. Ha avvertito l’inclinazione ad animare e allietare il pubblico sin da ragazzino: ha tenuto il suo primo spettacolo comico in prima media. Ha fatto della lucanità il tratto distintivo della sua riflessione comica: analizza e si ispira ai personaggi del suo quotidiano, e, tramite loro, mette a nudo i suoi modi di fare, di dire. Racconta di un popolo che a prima vista sembra lucano, ma in cui tutti possono rispecchiarsi. Nell’anno 2006 frequenta la scuola di teatro Comic Lab, diretta da Serena Dandini, mentre nel 2013 è vincitore del festival comico “Bravo Grazie”. Successivamente, debutta in televisione entrando a far parte del cast del programma Made in Sud, trasmesso su Rai 2. In seguito, fa parte del cast delle due edizioni del 2015 di “Colorado”, programma su Italia 1. Nel 2020 raggiunge la finale della settima edizione del talent show “Tu sì que vales”.

Dino Paradiso in scena a Rionero

Dino Paradiso in scena a Rionero

Dino, comici si nasce o si diventa?

Comici si diventa. Ovviamente bisogna avere una predisposizione, ma si sceglie di diventare comici: si tratta di orientare, nel miglior modo possibile, il proprio essere verso quella direzione, e di costruire, passo dopo passo, ciò in cui si crede fermamente.

Parliamo di emozioni: cosa si prova ad essere un personaggio all’avanguardia?

I risultati che ho raggiunto, creano in me la sensazione di avere una grande responsabilità nei riguardi del pubblico. Provo emozioni non descrivibili con le parole, sono soddisfatto. Quando ero piccolo, ero timidissimo, e, quando qualcuno rideva di me, io mi arrabbiavo, piangevo. Adesso che di mestiere faccio il comico, si è ribaltata la situazione: voglio che la gente rida di me.

Dimostri un autentico amore verso la tua terra. Quanto è importante per te valorizzare il legame con le proprie origini?

Credo che le origini siano una variabile che influenza qualunque comico. Se pensiamo a Charlie Chaplin, a Totò, a Massimo Troisi, ci rendiamo conto di quanto sarebbe stato difficile dividere la propria carriera artistica, e la propria vis comica, dal proprio luogo di nascita. Per un comico, che fa un lavoro incentrato sull’autenticità, sull’essere percepito come vero, diventa spesso “automatico” raccontare delle sue origini, delle sue tradizioni, della sua terra. Con questo non voglio dire che il comico non possa parlare, per esempio, della guerra in Ucraina. Anzi, ritengo che il comico debba prendere posizione ed esprimere i propri concetti. Nel mio caso, la lucanità è il mio tratto distintivo, valorizzo la Basilicata nonostante vengano evidenziati, molto spesso, solo i suoi lati negativi. Sono sempre più convinto che il mio essere lucano non sia un limite, né un “recinto”. Io mi sento molto “in debito” con la Basilicata, mi ha dato tanto e la ringrazio: con il mio lavoro cerco, con il cuore, di restituire ciò che ho ricevuto.

“Quando faccio una battuta punto al silenzio che la segue”. Questa una tua dichiarazione. Cosa intendi?

Il comico prende posizione, esprime le proprie idee con le responsabilità che ne conseguono, non può dire “non mi interessa”. Quando faccio una battuta punto al silenzio che la segue, nel senso che, come i miei maestri, grandi comici- a cui io ho sempre fatto riferimento- non ho mai cercato nella battuta solamente una risata (non è detto che sia identificativa di una comicità). Il comico, secondo me, deve suscitare una riflessione.

 Nel 2021 hai pubblicato un libro, dal titolo “Il teorema vegetariano di Pitagora”, ispirandoti all’omonimo filosofo matematico. Cosa ti ha spinto a scriverlo e quali sono stati i riscontri da parte dei lettori?

Ancor prima di questo libro, avevo ideato uno spettacolo, che si intitolava “Pitagora Show”, all’interno del quale io interpretavo, appunto, Pitagora. Si racconta che Pitagora nacque a Samo e insegnò a Metaponto. Viene perseguitato dal tiranno, si reca a Crotone, dove trova un altro tiranno, e scappa, poi, a Metaponto. Qualcuno dice che il Tempio di Hera/Tavole Palatine, a Bernalda (Matera), sia la tomba di Pitagora. Il libro l’ho scritto grazie all’aiuto di Antonio Orlando, editore (casa editrice Hercules Book, a Policoro). Si tratta di un lavoro brillante, tra il serio e il faceto: io immagino di trovarmi faccia a faccia con il filosofo. Penso che la bellezza sia racchiusa proprio nell’immaginazione, nel sogno, in tutto ciò che crea un’aspettativa, e non necessariamente nel raccontare la realtà. I riscontri da parte dei lettori sono stati molto positivi, siamo ancora impegnati a presentare il libro nelle scuole.