
Dedicate a Mnemosine – personificazione mitologica della Memoria, la figlia di Urano e Gaia che, giacendo con Zeus per nove notti, diede la vita alle nove muse- queste “Poesie del disincanto” di Michele De Luca affascinano grazie anche agli echi della cultura classica che vi risuonano, mentre i versi sciolti, lo stile piano e discorsivo e gli innumerevoli riferimenti alla contemporaneità ce le fanno leggere con un piacere che deriva anche da questa (apparente) semplicità.
Indubbiamente è la Memoria, questo “immenso edificio del ricordo”, che – inconscia, inattesa – erompe. E che può originarsi da un odore, da un luogo, dalla somiglianza di un gesto, dalla consonanza di una voce. Per questo immediatamente si pensa a Proust.
Anche De Luca, alla ricerca del suo tempo perduto, rievoca la mamma, l’attesa del bacio della buonanotte, l’odore delle fette di pane abbrustolite sopra la ghisa, il profumo dei biscotti di pasta frolla…
Anche qui il tempo è il vero leitmotiv ritornante, spesso intriso di tenera malinconia, che pensa al passato per cercare di fissare un ricordo che altrimenti svanirà
I ricordi mi accompagnano
Aggrovigliati di dolcezze
E di incommensurabili dolori (…)
Anche per loro il viaggio
Volge al termine, come il mio tempo,
scheggia di luce
che si spegne nel buio della notte
mentre altrove diventa esso stesso (La lunga ballata del tempo… senza tempo) occasione di gioco
Ci vuole il tempo che ci vuole
Avevo appuntamento per le nove
ma piove e ho le scarpe nuove
Così i frammenti di memoria personali e biografici dell’autore non possono non intrecciarsi con il mondo in cui è vissuto e vive. Un mondo culturalmente ricco, e che non cataloga (e come è giusto!) l’”alto” e il “basso”, mescolando citazioni e riferimenti che vanno dalla mitologia greca, come detto, ai testi di Fabrizio De André, da Verdi a John Lennon, da Leopardi a Jim Morrison…
Con un’ironia fresca e giocosa, De Luca costruisce dei divertissement di volta in volta dedicati al mese di Maggio (Ciao maggio!, dove sfilano quanti hanno avuto a che vedere con quel mese, da Napoleone Bonaparte alla squadra della Roma, che perse ai rigori la Coppa dei Campioni); alle città di Genova e Milano;“all’Eterno femminino regale”, che, scritta in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, rievoca figure femminili reali e creazioni letterarie, cinematografiche, miti e fantasie:
Oh,woman,mysymphony
Splendida Venere di Milo
mia Giulietta, mia Desdemona,
mia Jane Eyre, my Billie Holiday(…)
Oh, woman, occhi di giada,
mattino di rugiada,
cordigliera delle Ande (…)
anello forte della catena umana
alone d’indefinibile incanto
e come diceva Wolfgang Goethe
grazia che ci fa salire in cielo.
Come scrive nella prefazione Walter Chiereghin: «Lo stile risulta nella generalità dei casi piano e discorsivo, i versi sciolti si susseguono fluenti e liberi, e s’indovinano incaricati di fissare come in un rapido appunto un pensiero o un ricordo altrimenti elusivo o sfuggente, ed inscriverlo all’interno di un progetto espressivo a sua volta semplificato e tale da rendere con immediatezza il senso di quel “disinganno” posto in evidenza dal titolo della raccolta».
“Addentrarsi nella lettura di queste Poesie del disincanto, elaborate tutte entro i confini temporali del biennio 2020 – 2021, è giustificato tanto dalla curiosità quanto dal partecipe interesse per emozioni, sentimenti, nostalgie, apprensioni e memorie che s’indovinano subito affini a quelle che ci hanno visitato tutti nei mesi interminabili della pandemia e della segregazione che ne è stata uno dei numerosi corollari”.
E in questo sforzo di afferrare ciò che non può più essere riafferrato, tra la preghiera contro un Dio che sembra divertirsi a farci soffrire e un omaggio al De André di Quello che non ho (“quello che non ho è un treno arrugginito che mi riporti indietro da dove sono partito…quello che non ho sono i miei denti veri, una penna a sfera per scrivere pensieri”) eccoci ad emozionarci per quanto abbiamo vissuto; per quanti abbiamo amato, avuto e perso.
Forse tu credevi che il cuore
delle nostre emozioni
se ne stesse così, ozioso, distratto (…)
Ma se ascolto una musica
e la mente corre a un ricordo (…)
Il cuore non puoi spegnerlo,
come la luce, con un interruttore.
Poesie del disincanto 2020 – 2021
Hammerle Editori, Trieste2022
ISBN 9 788898 422791
Michele De Luca è nato a Rocca d’Arce (Frosinone) il 26 aprile 1946. Vive tra Roma e Venezia. Laurea in Giurisprudenza con una tesi in Filosofia del diritto sull’illuminismo giuridico napoletano, dai primi anni Settanta organizzatore culturale, giornalista, curatore di uffici stampa di grandi mostre, si è occupato e si occupa in particolare di fotografia, ma anche di arte in genere, poesia, satira. Ha collaborato e continua a collaborare con innumerevoli giornali e periodici (tra cui Terra di Basilicata, con il quale collabora tenendo una rubrica relativa all’arte della fotografia).