La rivalutazione delle pensioni 2023 è un tema di grande interesse per i pensionati italiani, che ogni anno attendono di sapere se e di quanto aumenteranno le loro prestazioni previdenziali. La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo previsto dalla legge che consente di adeguare il valore delle pensioni all’andamento dell’inflazione, al fine di preservare il potere d’acquisto dei pensionati. La rivalutazione delle pensioni 2023 dipenderà dal tasso di inflazione programmato per il prossimo anno, che sarà stabilito dalla legge di bilancio 2022. Secondo le ultime previsioni del governo, il tasso di inflazione programmato per il 2023 dovrebbe essere pari all’1,4%, il che significa che le pensioni dovrebbero aumentare dello stesso valore. Tuttavia, la rivalutazione delle pensioni 2023 sarà soggetta a due limiti: il primo è il tetto massimo del 2%, oltre il quale le pensioni non possono essere rivalutate; il secondo è la clausola di salvaguardia, che prevede una riduzione della rivalutazione per le pensioni superiori a tre volte il minimo INPS, al fine di contenere la spesa pubblica.

Non tutti i pensionati potranno beneficiare degli stessi aumenti: l’importo dipenderà, infatti, dal “peso” complessivo dell’assegno.

Ad essere interessati dall’adeguamento al 100% sono solo gli assegni non superiori a quattro volte il trattamento minimo, cioè quelli fino a 2.101,52. Per chi riceve mensilmente cifre più elevate è invece previsto un aumento progressivamente inferiore, sulla base dei sei nuovi scaglioni.

Passando alla questione maggiorazioni annunciate nelle scorse settimane, caratterizzate dal rush di emendamenti verso l’approvazione della Manovra, chi scaricherà il cedolino non ne vedrà alcuna traccia.

Per cominciare bisogna sottolineare che l’andamento inflazionistico, come riferito dall’Istat, impone una rivalutazione consistente delle pensioni a gennaio 2023, pari al 7,3%. La Legge di Bilancio prevede inoltre la modifica dello schema di applicazione della rivalutazione sui diversi importi. Ecco di seguito lo schema degli aumenti delineato dalla Manovra, che “premia” chi percepisce pensioni fino a 2.626,90 euro, scaldando per importi via via più elevati:

  • adeguamento pieno al 100% del 7,3% su assegni fino quattro volte il minimo lordo (2.101,52 euro), fissato a 525,38 euro per tutti e a 600 euro per gli over 75;
  • adeguamento all’85% del 7,3% (6,2%) tra quattro e cinque volte il minimo lordo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro);
  • adeguamento al 53% del 7,3% (3,9%) tra cinque e sei volte il minimo lordo (tra 2.627 e 3.152 euro);
  • adeguamento al 47% del 7,3% (3,4%) tra sei e otto volte il minimo (tra 3.152 e 4.203 euro);
  • adeguamento al 37% del 7,3% (2,7%) tra otto e dieci volte il minimo (tra 4.203 e 5.254 euro);
  • adeguamento al 32% del 7,3% (2,3%) oltre dieci volte il minimo (sopra 5.254 euro).