Il dramma del tempo che avanza e le sue vittime
DA DONNA A DONNA
Il tuo aspetto ha una relativa trasandatezza di chi è ormai da tempo nel mio Paese e cerca, con un certo sforzo, di assumere le caratteristiche nel vestire, nel parlare la mia lingua, nel camuffarsi, anche nei comportamenti, alla gente con cui si relaziona, cercando di superare quella diversità culturale e quella diffidenza che percepisce negli sguardi.
Sei una Rumena e sei venuta in Italia per esercitare il lavoro che dalla tua terra vengono in tante a praticare. Sei una Badante, sei colei che assiste i nostri anziani, anime e corpi che il tempo stancamente trascina tra malattie fisiche e l’abbandono delle consapevolezze mentali, delle capacità di autosufficienza ed appesi ad un filo sempre più fragile e sbiadito dei propri ricordi e dei loro affetti.
Questo lavoro lo hai scelto? Questo lavoro lo ami?
Il tuo sguardo racconta il dolore della lontananza dal tuo Paese e dalla tua famiglia ma racconta anche la stanchezza e la rabbia, l’umiliazione di ciò che fai, perché ciò che fai, in molti casi, è una necessità e non una scelta e perché ciò che fai non lo ami ma lo subisci.
Intanto lo fai, a volte anche bene, intanto provvedi a mantenere la tua famiglia in Romania, compreso quell’uomo che spesso ubriaco, tra uno schiaffo ed una bastonata, è ancora tuo marito.
Forse lo hai lasciato e stai provando a rifarti una vita sentimentale qui, di “sistemarti” e ti capita di criticare con durezza le tue connazionali che conducono vite moralmente deprecabili, maltrattano gli assistiti, rubano, sono inaffidabili, legate solo al guadagno ed al miglior offerente e mancanti delle adeguate competenze.
Mi dici “poi la gente pensa che siamo tutte così”; è vero, la gente lo pensa ma intanto ti cerca perché fa di necessità virtù ed in alcuni casi rivolge la ricerca alle tue colleghe extracomunitarie, considerando il risparmio contributivo, poiché le pensioni dei nostri anziani non possono supportare le spese per provvedere ai vostri stipendi e lo Stato ignora la problematica dell’allungamento della vita ed i costi sostenuti dalle famiglie.
Anche chi acquisisce una badante extracomunitaria ignora o finge di ignorare che questi rapporti lavorativi si muovono nella piena illegalità con grossi profitti di loschi personaggi che da singoli o parandosi dietro discutibili attività, sfruttano queste donne, malpagate e sottoposte a volte a lavori massacranti, lontane da ogni loro competenza, senza nessun uso della nostra lingua per comunicare e conoscenza della cultura delle case in cui vanno ad operare.
DA FIGLIA A FIGLIA
Hai smesso di concentrarti sulla tua vita, sul tuo lavoro, sulla tua salute, sulla tua famiglia, sui tuoi sentimenti, sulla tua vanità; lo rivela quella ricrescita dei capelli su cui ritardi ad intervenire perché non hai tempo, non hai stimoli.
Il tempo e le situazioni hanno violentato la tua allegria ed ora sei triste e malinconica; la tua bellezza è un ricordo dietro ad uno specchio in cui eviti di rifletterti.
Cara figlia, lo so, che quegli occhi spenti, l’immobilità, la confusione, la sofferenza, l’abbattimento psicologico e la stanchezza del tuo amato genitore, squarciano come un fulmine un cielo grigio, lasciando venir giù, come pioggia i ricordi dei momenti felici.
Una mano si allunga per accarezzare lo stanco viso e le sue rughe; in quella carezza, in quegli sguardi che complici si uniscono, si racchiude l’intensità del condiviso dolore e ti compare, come proiettato su una pellicola, quel momento in cui tua madre china sul fasciatoio, provvede alla tua pulizia tra una spugnetta imbevuta nell’acqua tiepida ed una folata di talco, tra un sorriso e le tue gambette irrequiete.
Di quella pellicola immaginata ciò che hai visto erano sicuramente i primi fotogrammi; ma il nastro scorre e la scena si trasforma e la spugnetta ed il talco sono nelle tue mani e quelle gambe tra cui operi sono maledettamente immobili.
La tua mano nella sua, gli sguardi si cercano e lo strisciare della tua immaginaria pellicola che si riavvolge su un vecchio proiettore e che continua a girare senza sosta, è l’unico rumore che accompagna il silenzio dei ricordi di una vita insieme, di una vita… fino all’ultimo respiro.